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Il Restauro

Alte dieci metri per cinque di larghezza,
Il sacrificio di Melchisedec e La raccolta della manna sono le due opere di più ampio formato mai realizzati dal grande maestro veneziano del Settecento.

A Gennaio 2022 sono iniziati i lavori di restauro delle due monumentali opere di Giambattista Tiepolo (Venezia, 1696 – Madrid, 1770) conservate sulle pareti laterali della cappella del Santissimo Sacramento nella basilica di San Lorenzo a Verolanuova, comune situato a pochi chilometri a sud di Brescia. Gli interventi, coordinati a livello scientifico e organizzativo da Davide Dotti, sono realizzati dagli studi di restauro Monica Abeni-Paola Guerra di Brescia e Antonio Zaccaria di Bergamo. La direzione è affidata alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia e sono promossi dalla Fondazione della Comunità Bresciana. I lavori di restauro sono terminati a Dicembre 2022.

Realizzati intorno alla metà degli anni quaranta del Settecento su commissione della nobile famiglia Gambara, sono i dipinti ad olio su tela più grandi al mondo di Giambattista Tiepolo. Sono alti dieci metri per cinque di larghezza e caratterizzati da una straordinaria qualità pittorica e fervida creatività compositiva.

“È un onore – afferma Davide Dotti – coordinare a livello scientifico e organizzativo un evento di così alta rilevanza artistica e culturale come il restauro dei due straordinari teleri di Giambattista Tiepolo conservati a Verolanuova, da annoverare tra i più grandi capolavori non solo della pittura italiana, ma europea, del Settecento”

Proprio nelle parole dei tre restauratori, il senso di questa delicata operazione: “Il restauro è stato un work in progress lungo 12 mesi, pronto a modificare di continuo metodologie e materiali nel confronto con le micro e macro problematiche che convivevano su 106 metri quadrati di pittura di Tiepolo.

La monumentale struttura autoportante allestita in loco ci ha consentito di operare in contemporanea sui due teleri e di esplorare, anche con indagini diagnostiche, un giacimento di dati sulla tecnica tiepolesca. Quello appena concluso non è stato un semplice restauro “estetico” ma un intervento complesso, dovendo in prima battuta far fronte a diffusi sollevamenti e a cadute in atto della materia pittorica.

Una pulitura graduale e riformulata passo passo nell’approccio e nelle miscele ha per la prima volta liberato completamente la pittura originale tiepolesca – fino ad oggi contaminata dallo stratificarsi nel tempo di vernici, materiali estranei e interventi pittorici – arrivando a recuperare consistenti brani, finora occultati, di pellicola pittorica originale e a ripristinare i contrasti chiaroscurali.

La stuccatura ha colmato una miriade di lacune, con la cura “plastica” di riproporre la texture corposa e materica delle pennellate tiepolesche, fornendo una base corretta al successivo intervento di integrazione pittorica. Condotta con una minuta grafia a puntini, identificabile a distanza ravvicinata, l’impegnativa operazione ha risarcito tutte le porzioni cromatiche perdute, misurandosi con l’intera gamma della tavolozza di Tiepolo, per restituire all’opera una lettura integrale.

Particolarmente sfidante per le dimensioni monumentali delle opere e per l’imprescindibile presenza degli elementi di ponteggio, la lieve verniciatura finale ha messo in campo virtuosismi tecnici non scontati, con l’obiettivo di assecondare con discrezione le variazioni materiche e luminose in cui Tiepolo era maestro, che uno strato di vernice spesso e omologante avrebbe inevitabilmente spento”.

“L’arte e la bellezza sono un valore assoluto che qualsiasi individuo nel mondo sa riconoscere. Il restauro delle pale del Tiepolo – sono parole di Stefano Dotti, sindaco di Verolanuova – è la vera opportunità per valorizzare Verolanuova, il suo patrimonio storico-architettonico, riscoprendo le nostre radici che trovano un grande riferimento nella famiglia Gambara”.

“I cittadini Verolesi – prosegue Stefano Dotti – considerano le due grandi opere un bene quasi personale, di cui sono estremamente orgogliosi e quasi gelosi. Con questo spettacolare intervento Verolanuova diverrà un importante centro culturale agganciato all’anno della cultura BresciaBergamo a livello nazionale. Nell’occasione potremo finalmente mostrare a tutti che vivere a Verolanuova e nella pianura bresciana è una grande opportunità. Non solo per i servizi presenti, ma per le tante opportunità del tempo libero ed in generale per la qualità della vita, per la quale Verolanuova vanta il primato a livello provinciale. Un ringraziamento a nome di tutti i cittadini agli Sponsor di questa importante iniziativa”.

“La Fondazione è particolarmente orgogliosa di aver promosso questo importante intervento – afferma Alberta Marniga, Presidente di Fondazione della Comunità Bresciana. Grazie alla generosità del Fondo Fidanza costituito presso la nostra Fondazione, le straordinarie opere del Tiepolo possono ora essere nuovamente ammirate in tutto il loro splendore. Un progetto che è uno degli appuntamenti più attesi di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023, il cui palinsesto coinvolge non solo i due capoluoghi, ma anche i rispettivi territori provinciali”.

I soggetti delle opere – Il sacrificio di Melchisedec e La raccolta della manna – richiamano il tema eucaristico per la presenza del pane e del vino – offerti da Melchisedec, re e sacerdote di Salem, antico nome di Gerusalemme, ad Abramo – e dalla manna, il “cibo degli angeli”, disceso per volere di Dio sul deserto per la salvezza degli israeliti dopo l’uscita e la liberazione dalla schiavitù in Egitto. Nel primo dipinto, la scena, ambientata al limitare di un bosco, è ariosa e di grande respiro spaziale e popolata da numerosi personaggi che si dispongono lungo i lati esterni.

Nel centro del campo pittorico vi sono i due protagonisti: Abramo, in abiti militari e con le mani giunte, s’inginocchia in preghiera davanti a Melchisedec il quale eleva al cielo un piatto contenente pane. Alle sue spalle è collocato un altare su cui poggiano una brocca di vetro con del vino rosso e del pane che il sacerdote offrirà ad Abramo. Assistono al sacrificio uomini in costumi orientali, donne, bambini, soldati, musici e vari animali. Nella parte superiore dell’opera gli angeli si affacciano dalle nuvole per osservare cosa stia accadendo sulla terra; in lontananza, circondato da un bagliore di luce divina, si scorge Dio Padre benedicente appoggiato al globo, simbolo del suo potere sul mondo.

Ne La raccolta della manna, Mosè, protagonista dell’episodio veterotestamentario e riconoscibile dalle corna di luce sul capo, svetta in tutta la sua maestosità dallo sperone roccioso. Alle sue spalle si nota una tenda, all’interno della quale era forse custodita l’Arca dell’Alleanza. Altre tende che si scorgono nello sfondo ricordano il lungo viaggio che gli israeliti stavano compiendo nel deserto di Sin, a sud della penisola del Sinai, per raggiungere la terra promessa.

Mosè, allargando le braccia, si rivolge al cielo per ringraziare gli angeli che stanno facendo cadere la manna per sfamare il popolo ebraico rimasto senza cibo che, incredulo, si affanna a raccoglierla in piatti, otri e ceste. Mosè ordinò al suo popolo di prendere la manna secondo il bisogno di ogni famiglia: solamente il sesto giorno avrebbero dovuto raccoglierne una quantità doppia, perché il giorno di festa si sarebbero riposati.

Le tormentate vicende conservative dei teleri di Verolanuova si legano a due figure che hanno segnato la storia italiana della tutela del patrimonio artistico: Ettore Modigliani, storico direttore della Pinacoteca di Brera e Soprintendente della Lombardia e il restauratore Mauro Pellicioli. Modigliani nel 1911 promosse il primo restauro e la foderatura dei due dipinti. L’anno successivo fu necessario rifare l’intervento. Nel 1918, per metterli al riparo dai pericoli della guerra, furono arrotolati su un grande cilindro in legno e consegnati a Modigliani per essere ricoverati a Roma, in Palazzo Venezia. Nel 1920, al rientro a Verolanuova, venne eseguito un nuovo restauro, curato da Francesco Annoni e Mauro Pellicioli. Per salvare le due opere dai bombardamenti della seconda guerra mondiale vennero nuovamente avviate le pratiche per il loro trasferimento.

Tuttavia, il conflitto terminò prima che le lunghe trattative tra la Curia bresciana e la Fabbriceria di Verolanuova portassero a un accordo. Nel 1952 Pellicioli compì un ulteriore restauro nel corso del quale fu nuovamente rifoderato il Sacrificio di Melchisedec. Sulla Raccolta della manna fu eseguita l’operazione del trasporto del colore, ossia la trasposizione della pellicola pittorica dalla tela originale a una nuova tela. Il traumatico intervento farà divergere definitivamente il futuro conservativo della Raccolta della manna da quello del Sacrificio di Melchisedec che, a oggi, presenta un migliore stato di conservazione.

La costruzione della maestosa basilica di San Lorenzo, la cui prima pietra venne posata il 10 agosto 1633, venne promossa dalla nobile famiglia Gambara. Si tratta di una delle più potenti e influenti di Brescia, che resse Verolanuova per oltre cinque secoli, a partire dal Trecento. Oltre ai due capolavori di Tiepolo, questo sacro tempio a navata unica e pianta a croce latina, conserva altri preziose pale d’altare. Le opere appartengono a pittori barocchi quali Andrea Celesti, Pietro Liberi, Francesco Maffei, Pietro Ricchi. Il restauro dei dipinti e la loro valorizzazione rientrano in un più ampio progetto di promozione turistica e culturale di Verolanuova in vista di “Brescia Bergamo Capitale italiana della Cultura 2023”. Il territorio conserva alcune eccellenze artistiche, architettoniche e paesaggistiche quali Palazzo Gambara, attuale sede del Municipio, Castel Merlino, la grande ed elegante piazza della Libertà, il Parco Nocivelli, la Disciplina di Santa Croce e la chiesa di san Rocco.